SEO, SEM e SEA – Una spiegazione semplice per i non addetti ai lavori

Nel mondo digitale abbiamo spesso a che fare con gli acronimi che, per chi lavora nel settore, hanno un significato chiaro e univoco e, per chi il digitale lo vive in modo indiretto e non in prima persona, possono portare a equivoci e interpretazioni errate.
Penso, per esempio, a quell’imprenditore che, spinto dal desiderio di attrarre nuovi clienti, vorrebbe (giustamente) rivolgere parte delle sue risorse al search marketing, salvo poi trovarsi a non sapere quale strategia scegliere o prendere decisioni sbagliate per non aver colto importanti differenze.

In questo articolo parlerò della differenza tra SEO, SEM e SEA, tre acronimi che possono destare equivoci e magari portare a interpretazioni e, di conseguenza, a investimenti errati.

Prima di scrivere le definizioni però, è bene ricordare che ci sono due metodi base per rendersi visibili sui motori di ricerca:

1 – Comparire nei risultati organici o naturali: è la lista che appare in modo naturale (SERP), senza pagare Google/Bing/Yahoo.

2 – Comparire nelle Paid Search Ads, ossia gli annunci a pagamento. Se paghi ci sei, quando smetti di pagare, non ci sei più. Continua a leggere

Posizionamento su Google: quali fattori sono in gioco

Chi lavora da tempo in campo SEO, si ricorderà che, all’inizio, l’ottimizzazione on-page si riferiva meramente al piazzamento massivo di keyword.
All’epoca, ai motori di ricerca piaceva vedere le parole chiave sistemate in determinati posti nel codice, tanto da rappresentare un vero e proprio indicatore di rilevanza della pagina.
Oggi questo semplice approccio non funziona più, per due motivi: Continua a leggere

Come funzionano gli #Hashtag: esempi e consigli per introdurli nella vostra strategia social media

hashtag come funzionano e come si usano

HashtagTutti noi abbiamo visto e sentito parlare di hashtag. Si, è vero, ho scritto ‘sentito’ perché ormai si è imposto sia nella cultura contemporanea che nelle campagne di advertising. Un blogger inglese, piuttosto conosciuto a dire il vero, ha recentemente scritto un post riguardo a come l’hashtag abbia rovinato il linguaggio moderno. A prescindere dall’origine e da come voi vi ponete nei confronti dell’utilizzo degli hashtag, è senza dubbio un simbolo che non verrà abbandonato tanto facilmente.

Iniziamo con qualche esempio di campagne adv condotte attraverso l’uso dell’Hashtag: molto coinvolgente quella di Honda che a livello europeo ha chiesto agli utenti di condividere su Twitter le loro foto di viaggio con #myjourney.  
#unmotivoinpiù è invece l’hashtag usato da Enel per lanciare la sua nuova offerta commerciale e favorire la conversazione e il confronto con gli utenti anche se, facendo una ricerca per trands su Twitter il risultato non è proprio a favore di Enel: in molti stanno usano questo Hashtag per dichiarare il proprio “motivo in più” per fare o non fare qualcosa che con Enel ha poco a che vedere.
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Content Curation: come personalizzare un contenuto

Innanzitutto diamo una definizione: per content curation si intende l’arte di saper riproporre contenuti alla ricerca dei giusti ingredienti per un perfetto mix di content marketing.
Secondo una ricerca di mediabistro.com ogni settimana, solo su Facebook, vengono condivisi 3.5 miliardi di articoli. Eric Schmidt, Ceo di Google, ha affermato che:

Ogni due giorni vengono erogati così tanti contenuti quanti se ne sono creati dall’alba della civilizzazione fino al 2003

Impossibile stare dietro ad una simile quantità di informazioni.
Compito di un content curator è quello di scovare materiale interessante per il suo mercato/target di riferimento, cercandolo lontano dai soliti canali cui la sua audience è abituata e, una volta trovato, analizzarlo e ricomporlo, aggiungendo altre risorse interessanti presentandolo in una forma nuova e più organizzata. Un lavoro non da poco quindi, anzi, come viene chiarito in modo un po’ ironico in questa infografica, un lavoro da supereroe.

attenzioneAttenzione però: non stiamo parlando di duplicazione di contenuti, perché altrimenti sarebbe non solo controproducente in termini SEO, ma anche poco “onorevole” (appropriarsi delle idee di qualcun altro, sfruttare la fatica altrui) e indice di bassa qualità e poca voglia di produrre.
Matt Cutts, si di nuovo lui, in un video (che potete vedere in quest’articolo ) dà qualche indicazione per fare le cose nel modo giusto.
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SEO e Social: è vero Amore? Ovvero, come i segnali social influenzano i motori di ricerca

Social Signals e SEOI segnali social come noi li conosciamo sono entrati nel range della SEO da circa tre anni. Nel dicembre 2010 Danny Sullivan per primo ha scritto un articolo provocatorio proprio sui segnali social e il loro impatto nella SEO. Matt Cutts ha confermato (qui il video) pochi giorni dopo e da allora i segnali social hanno continuato a rivestire sempre più importanza.

Il dibattito comunque non riguarda tanto se i segnali social abbiano o meno un impatto sul ranking, quanto piuttosto il modo in cui alcuni fattori lo influenzino rispetto ad altri.  E mentre noi non sappiamo con sicurezza se siano davvero vicini al sorpasso o se abbiano già sorpassato il tradizionale backlinks come fattore di ranking, in ogni caso è probabile che siano in ascesa. Quali siano i segnali social più importanti e come influenzino i motori di ricerca lo mostra un’approfondita infografica:

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Come gestire la reputazione online

(Post Aggiornato il 29/11/2017)
Al giorno d’oggi persone comuni e aziende sono in balia dei media 24 ore su 24 per 7 giorni si 7. 

News poco lusinghiere, interviste, foto e qualsiasi notizia può essere postata istantaneamente e diffusa attraverso il web. Qualsiasi cosa scrivi o fai on line può avere un impatto sulla tua reputazione. Internet è una vasta collezione di dettagli e potresti rimanere sorpreso dalla quantità di informazioni che si possono trovare.
Per questi motivi non si può aspettare che qualcosa vada male per vederlo saltar fuori dalle ricerche di Google!

La gestione della reputazione on line potrebbe essere considerata una pratica di nicchia all’interno della SEO, che pone l’attenzione sul controllo dei risultati di una ricerca effettuata sul proprio nome o quello dell’azienda, del marchio o di un prodotto specifico. A ben vedere, la gestione della reputazione on line va oltre la disciplina SEO, fino ad includere aspetti di digital PR, blogging, copywriting e social media. 

L’obiettivo di questo post vuole essere quello di dare sia gli spunti necessari su come controllare gli esiti delle ricerche sul tuo nome che in questo momento sono fruibili a tutti, sia i principi da applicare praticamente ad ogni campagna di reputation management.

Innanzitutto, se ti stai domandando perché la gestione della reputazione deve essere una priorità per te, ecco qualche dato che sicuramente sarà utile a darti una risposta.

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5 aspetti SEO da approfondire per rendere la tua strategia efficace

Una buona strategia SEO è la differenza  tra il farsi trovare facilmente e il perdersi nel rumore di fondo di altri migliaia che come te cercano di emergere dalla massa.
Ogni giorno, sempre di più, per avere successo nella SEO bisogna strutturare una robusta strategia che combini insieme pagine web integrate da grandi contenuti, links credibili e i social media.
Ognuno di questi elementi supporta gli altri portando straordinario valore ai lettori, costruendo la propria influenza, distribuendo contenuto attraverso nuovi canali.

Che tu sia imprenditore, manager o tecnico che mangia pane e SEO per colazione, ci sono alcune strategie che dovresti approfondire per assicurarti che i tuoi contenuti facciano il loro dovere.
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